Aumentano i casi di truffe sulle carte di credito – pagamento tramite il “Visching”. I malfattori utilizzano il telefono per scoprire le credenziali di accesso e svuotare le carte.
Marco, quella sera intorno alle 19:00, è letteralmente saltato dalla sedia quando, controllando il proprio smartphone, ha scoperto che il saldo della sua carta era precipitato da €.1.325,80 a €.0,00, senza che lui avesse fatto nulla.
Allarmato ed impaurito Marco chiama la propria Banca per capire cosa sia successo. Dall’altro lato del telefono l’operatrice conferma: “Sig. Marco, lei è stato sicuramente vittima di una truffa sulla carta di credito, ma noi come Banca non c’entriamo nulla. La colpa è sua che avrà fornito i dati a qualcuno“.
La storia di Marco, oggi nostro cliente, è purtroppo comune a tantissimi italiani che, ogni anno, subiscono vere e proprie truffe che svuotano le proprie carte.
Ma andiamo con ordine.
1. Il fenomeno del “Visching”: i malfattori utilizzano il telefono
Quello delle truffe telematiche aventi ad oggetto, in genere, tutte le tipologie di carte di pagamento è un fenomeno sempre più comune.
Alla base di ognuna di queste frodi vi è il tentativo di carpire i dati di accesso informatico del cliente, in modo da poter spendere i suoi soldi in modo indisturbato attraverso gli strumenti ufficiali di pagamento predisposti da ogni banca. Quando il cliente se ne accorgerà, sarà troppo tardi.
Il fenomeno è stato ribattezzato “vishing“, che deriva dalla unione tra la parola “voice” e la parola “phishing“, appunto per indicare la circostanza che i malfattori cercano di carpire i dati della carta parlando al telefono con il soggetto truffato.
2. La telefonata da parte della “Banca”
Vediamo come funziona la truffa.
Il cliente si reca in filiale per un’operazione di routine, magari quella di sottoscrivere un contratto per una nuova carta, oppure sta aspettando l’arrivo di una carta che ha richiesto. Insomma si trova in una situazione in cui è probabile che possa ricevere un contatto da parte della banca.
In questo lasso di tempo, il cliente riceve un sms da quello che sembra proprio il numero del servizio clienti della Banca. Il messaggio avvisa il cliente di un tentativo di accesso non autorizzato alla propria carta ed invita a confermare i propri dati cliccando su un link.
Subito dopo, riceve una telefonata dal numero del servizio clienti della banca dove, l’operatore, presentatosi con nome e numero identificativo, con voce suadente e sicura chiede conferma dei dati della carta.
Sembrerebbe tutto regolare, giusto? Ebbene no! Perché il mittente non è il servizio clienti della banca ma un truffatore che si è inserito nei canali istituzionali di comunicazione tra la banca e il cliente.
Si sa, tutti diffiderebbero da un messaggio o da una telefonata che chiede espressamente di consegnare ad un ignoto i dati di accesso della propria carta. Ma, in questo caso, il tempismo e il contatto, anche telefonico, del cliente tramite il numero ufficiale della banca lasciano, spesso, cadere nel tranello.
3. Quando la Banca può essere chiamata a risarcire le perdite subite
A questo punto è lecito chiedersi: che cosa posso fare se sono vittima di una truffa del genere? Esiste una soluzione per avere indietro i miei soldi, illegittimamente sottratti?
La risposta è: sì ma ad alcune condizioni.
Per prima cosa, non appena ci si accorge di un’operazione di pagamento non autorizzata, bisogna immediatamente procedere con il disconoscimento dell’operazione presso la propria banca.
Infatti, ai sensi dell’art. 9 del D.Lgs. 11/2010 «L’utente, venuto a conoscenza di un’operazione di pagamento non autorizzata o non correttamente eseguita […] ha il diritto di ottenerne la rettifica solo se comunica senza indugio tale circostanza al proprio prestatore di servizi di pagamento».
Il termine entro cui comunicare alla banca l’operazione non autorizzata dipende dal contratto relativo alle singole operazioni di pagamento, ma, in ogni caso non può essere superiore a 13 mesi dalla data dell’addebito. Il consiglio, quindi, è di comunicare immediatamente alla banca la presenza di un’operazione non autorizzata per procedere immediatamente a disconoscerla, affermando che la stessa non è stata autorizzata dal cliente.
Tuttavia, sempre più di frequente si assiste alla scelta della banca di accreditare la somma sottratta in modo fraudolento salvo, poi, addebitarla in un secondo momento al termine della procedura di disconoscimento, con le seguenti motivazioni:
Ebbene, è la stessa banca ad ammettere che le «credenziali siano state carpite in modo fraudolento» ma a negare, allo stesso tempo, il rimborso dell’operazione di pagamento non autorizzata e ad addebitare nuovamente l’importo solo in un primo momento concesso a titolo di rimborso.
In questi casi, sempre più comuni in verità, l’unica strada è agire, dapprima, con un reclamo scritto ed, eventualmente, valutate tutte le circostanze, nelle opportune sedi, dal momento che è il prestatore di servizi (la banca) ad essere obbligata a rimborsare «al pagatore l’importo dell’operazione medesima immediatamente e in ogni caso entro la fine della giornata operativa successiva» (art. 11 D. Lgs. 11/2010).
La banca deve, quindi, immediatamente rimborsare la somma dell’addebito illegittimo ma può riservarsi di riprenderla, tuttavia solo nel caso in cui dimostri che la stessa operazione sia stata autorizzata dal cliente.
La banca, in altri termini, dovrebbe dimostrare che la specifica operazione di pagamento sia stata autorizzata direttamente dal cliente attraverso, ad esempio, l’inserimento di un apposito codice OTP inviato via sms e questo dal momento che, sempre in base al medesimo articolo, l’utilizzo di uno strumento di pagamento non è di per sé sufficiente a dimostrare che l’operazione sia stata autorizzata dal cliente.
In conclusione, in caso di un addebito non autorizzato sulla propria carta di pagamento la normativa prevede una protezione forte del cliente, in ragione della quale, valutati tutte le particolarità del caso, è possibile far valere il proprio diritto al rimborso nei confronti della Banca.
Ovviamente, la querela presentata nei confronti di ignoti per la truffa subita seguirà il suo corso. Tuttavia, in casi come questi, anche qualora i malfattori dovessero essere individuati, è molto improbabile che si tratti di soggetti solvibili, capaci di rimborsare quanto sottratto.
Articolo redatto a cura del Dott. Stefano Lombardo.
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